Al primo piano dell’Unicredit Pavilion di Milano, nella Passerella dell’arte, si può visitare fino al 28 marzo 2017 una mostra davvero evocativa e ricca di poesia.
L’ospite è Marcello Chiarenza, designer, scenografo, autore e regista teatrale, scultore e conduttore di laboratori. Un artista che usa materiali organici e naturali come gusci, corde, tele, rami, e artificiali come il rame, ferro, bronzo e argento per realizzare opere tridimensionali, sculture anche sospese, che hanno quella delicata leggerezza tipica delle poesie classiche. Semplici, intense, simboliche, incisive. Riescono con le loro parole a toccare il cuore ed animare di pensieri la mente.
Nella mostra “Viaggio nella poetica del creato” sono presenti opere su cui si sente il peso leggero e creativo dell’artista, che si sofferma a riflettere sulla natura, sui suoi significati stagionali e ciclici, sulla spiritualità sacrale degli oggetti e del tempo, sul linguaggio che da sempre evoca e rievoca fiabe, miti e leggende con forme, parole e simboli. Ogni immagine richiama un pensiero interiore, un concetto della memoria, un inconscio arcaico che sembra attingere a una sapienza secolare, ancestrale, in cui l’osservatore si perde e si ritrova, ascoltando la poesia dell’arte.
Marcello Chiarenza ama ricercare la ricchezza simbolica e significante di ciò che in natura si può definire morto o abbandonato: denudandolo del precedente contesto, plasma il materiale, lo veste di abiti nuovi densi di empatia, immediatezza ed essenzialità. “La voce del vento” è un flauto che si fonde in un ramo di legno, creando un’opera musicale, ramificata ed evocativa. “Venezia”, scherzosa, offre un’immagine di carta di una città sotto-sopra, leggera, fragile, piccola e rossa.
Le sue opere, intrise di un senso poetico di universalità e di sentimento, comunicano al visitatore una profonda stasi di pensiero, sacra, religiosa e silenziosa. Con delicata discrezione e eleganti finiture Marcello Chiarenza presenta “Stanza delle stelle” e “Stanza della luna”: due vasi chiusi di terracotta con un’apertura da cui si possono spiare la luna piena e le luminose stelle di vetro. In “Scala del Paradiso”, come in “Radici”, “Albero della conoscenza” e “Sale il vento”, l’artista propone un simbolo a lui caro, la scala, ora realizzata in rami spinosi della rosa, ora con un ramo di legno e pietra, ora in bronzo.
Un altro tema che Chiarenza ha a cuore, è il mare, quale superficie di acqua che viene solcata dalla barche e viene toccata e vissuta dall’uomo e dagli altri esseri viventi. “Preghiera del tuffatore” è una piccola scultura di bronzo, che raffigura un sottile e stilizzato uomo che allunga le braccia unendo i due palmi, mentre la gambe si attorcigliano come i tentacoli di un polpo. Seppur semplice, questa figura è capace di trasmettere un senso sacrale e religioso per il mare, e uno slancio che allo stesso tempo definisce sia il tuffatore che si butta in acqua, sia il credente che, fermo, si aggrappa alla sua fede. Il “Veliero dell’aria”, invece, è una scultura sospesa, realizzata con legno e tela, che, bianca, luminosa, umile, sembra pronta a solcare tutti i mari e tutti i cieli, persino quelli interiori. Un abitante di questo meraviglioso mare è il “Pesce celeste”, realizzato con rami, frutta secca e tela, che, sospeso, confonde le acque dei pensieri e della mente.
L’unica scultura che si distingue dalle altre per le grandi dimensioni è “La guida”, un magnifico cervo in nocciolo, che viene eletto a simbolo di colui che, primo, conduce verso un nuovo dove, verso una silenziosa luce.
Quest’esposizione mostra la povera bellezza dei materiali, che sapientemente adoperati e reinventati, dialogano con il fruitore in maniera davvero unica. Marcello Chiarenza e i suoi lavori fanno sognare gli occhi del visitatore, lasciandolo inabissarsi in una realtà fatta di poesia artistica, di sapienza antica e di un inconscio ancora tutto da esplorare.