La GAMeC celebra la giovane America (seconda parte)

La seconda parte della mostra presso la GAMeC di Bergamo ritrae la personalità del giovane fotografo Ryan McGinley, realizzatore anche di cortometraggi musicali e pubblicitari[1], le cui opere sono state esposte al Whitney Museum e al MOMA di New York.

Le fotografie del suo primo periodo, raccolte nel 1999 nel volume “The Kids Are Right” curato dall’artista stesso, documentano uomini e donne in spazi reali, mentre compiono azioni quotidiane senza alcuna censura del nudo[2], delle scene di sesso e di droga in accordo con un ambiente underground senza regole. Dal 2004 McGinley amplia la sua prospettiva e lavora anche su set, continuando a ritrarre sempre soggetti giovani ambosessi, talvolta adolescenti, dai fisici asciutti e slanciati. Ritorna poi a fotografare teenager in mezzo alla natura, mentre nudi diventano un tutt’uno con essa, trasformandosi in parte integrante di una natura a tratti selvaggia, a tratti bisognosa della presenza umana. Di certo sia la figura umana che la natura hanno pari importanza: non è presente alcuna prevaricazione o senso di dominio dell’uomo, quanto piuttosto l’immagine è pervasa da una calma, una pace sospesa dei sensi. Una sorta di muto silenzio di cui lo spettatore ne subisce il fascino e non riesce a ritrarsi. Non è semplice contemplazione. Anzi, è senso di appartenenza e un simbolico ritorno nell’utero della madre terra.

La mostra, che la GAMeC dedica a questo artista, si intitola “Four seasons”, costituita da quattro sessioni, ciascuna rivolta a una particolare stagione con i suoi colori e la sua straordinaria forza visiva.

La prima sala è dedicata all’inverno, glorioso e maestoso, ambientato nelle aree più a nord di New York in situazioni climatiche davvero al limite, dove giovani modelli vengono fotografati nudi in paesaggi bianchi, ricchi di neve e ghiaccio, in luoghi dove la natura silenziosa appare in tutto il suo splendore. Una giovane donna è sdraiata nella neve, come abbandonata all’estasi della natura o quasi a raffigurare una moderna Ofelia nella dolce bellezza della morte. Un uomo tenta una scalata immaginifica e impossibile di una gigantesca cascata di ghiaccio, che lo rende così piccolo e insignificante. Una donna guarda con la tesa all’insù, forse persa nei suoi sogni e in se stessa, all’interno di una grotta dove neve e roccia e una luce quasi lunare conferiscono all’immagine un’aura poetica e magica.

Nella seconda sala ecco la primavera dai toni più leggeri e delicati. Un giovane ragazzo in un paesaggio poco definito e ambiguo allunga il braccio verso la testa, con una gestualità che ricorda le statue del mondo antico, fermo, ieratico e solenne. Una giovane ragazza è immersa in una fiume paludoso, mentre osserva un punto in lontananza con una postura rannicchiata, chiusa, protettiva. Il suo sguardo, però, tradisce una forza indicibile e penetrante, capace di bucare l’immagine. Un giovane è ritratto mentre cammina e osserva l’acqua verdastra di una palude, i cui colori creano uno straordinario effetto visivo. Una giovane donna stante in cima a un appiglio roccioso osserva un cielo dai colori azzurri, rosacei, preludio di un tramonto.

Nella terza sala l’estate con la sua afa e il suo caldo ci porta al momento della maturazione della vita, al suo compimento. Giovani uomini corrono e giocano con l’acqua in luoghi imprecisati, dove la luce illumina tutto di tonalità terrose. Un giovane uomo è ritratto di spalle mentre i suoi capelli biondi e la sua tonalità della pelle marrone creano intrecci variopinti con il verde smagliante delle piante di oleandro e il rosa e il fucsia dei fiori. Di questa sessione una fotografia ha catturato in maniera magnetica la mia attenzione: un giovane uomo si lancia, nel vero senso della parola, in una natura di tutte le più belle tonalità del verde dove la luce e l’ombra creano un’atmosfera intrisa di magia. A creare questo effetto di attrazione, è la modalità con cui è stata realizzata la fotografia che assomiglia a un quadro impressionista, dove tutto tende a dissolversi e a rigenerarsi in se stesso. Qualcosa di a dir poco meraviglioso.

Ecco l’ultima sala dove fa il suo ingresso trionfale l’autunno con colori vivi, sgargianti e accesi. Insomma un finale variopinto e luminoso. Un giovane è sdraiato su una macchina, che viene pian piano inghiottita dall’acqua della palude. Un paesaggio surreale dove i colori e l’atmosfera onirica lasciano un sapore amaro e malinconico. Accanto alla riva di un fiume e di un bosco contornato dai colori ambrati, corrono due giovani nudi, le cui immagini si riflettono nell’acqua. Un giovane uomo dalla carnagione candida corre in un campo dove il colore rosso delle piante gioca scherzosamente con l’azzurro del cielo. Due giovani donne si muovono danzando in un bosco dal fogliame estremamente variopinto. Sembrano due ninfe della foresta, giovani e vergini, oppure due menadi danzanti che cercano il loro Dioniso e si muovono dolci e impetuose ad un ritmo unico e silenzioso. Un giovane è fotografato di schiena mentre osserva attento e contempla un albero dalla chioma gialla, attorniato dal verde intenso dei fili d’erba.

Ryan McGinley riesce con queste meravigliose gigantografie a rendere la bellezza della natura e del modo in cui l’uomo si può (o si potrebbe) rapportare con essa: contemplandola, osservandola e rispettandola. Le fonti e le suggestioni, da cui l’artista ha trovato spunto, sono molteplici e da riscontrare nell’arte immaginifica di William Blake, nel Romanticismo di Caspar David Friederick, nella filosofia di Jean-Jacques Rousseau e nei testi letterari di Henri David Thoreau. Le opere di McGinley sono straordinariamente ricche di forza attrattiva e fascinazione, che si diffondono nei luoghi in cui le figure sono immerse, creando un dolce e sottile filo di tensione emotiva. Luoghi in cui il paesaggio, la natura e l’uomo in uno stato di silente devozione cercano una coesistenza pacifica, solenne, quasi religiosa.

[1] Questi sono i suoi cortometraggi: “Friends forever” (2010), “Entrance Romance” (2010), “Pringle of Scotland” (2010 con Tilda Swinton), “Beautiful Rebels” (2012),”Varúð” (2012 per i Sigur Ros), “The Virgins: Live at Le Baron NYC” e lo spot “Mind of its own” (2013) per Mercedes Benz con la modella Karlie Kloss. McGinley ha realizzato anche campagne fotografiche per aziende quali Christian Dior, Calvin Klein, Balenciaga, Bottega Veneta, Stella McCartney, Missoni, Levi’s, Adidas, Puma, Nike.

[2] Bisogna ricordare che in USA è illegale e proibito presentarsi nudi negli spazi aperti (addirittura il topless non è permesso, anche se è per allattare il proprio bambino).

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