MOSTRA UT PICTURA NATURA
DI FERNANDO ANDREA MASSIRONI
PRESSO PINACOTECA VANNI ROSSI
PONTE SAN PIETRO (BG)
DALL’8 SETTEMBRE AL 23 SETTEMBRE 2018
La mostra Ut pictura natura parte dalla citazione, rivisitata, del poeta latino Orazio “come in natura così nella pittura”, citazione che ben si addice al lavoro di Fernando Andrea Massironi, che quest’anno celebra i 50 anni di attività: infatti nel 1968 si iscrisse al corso di pittura dell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano.
Punto d’avvio della sua arte è la natura, reale, organica, concreta, materica, vissuta, che viene scandagliata nella sua intimità di dettagli e segreti. Massironi usa quella che lui stesso definisce la tecnica della “pittura straleùscc (lampo)”, una pittura che coglie nella sua immediatezza ciò che attira fin dal principio lo sguardo. Il pittore con il cavalletto sulle spalle e in mano la valigia dei colori osserva ciò che ha di fronte e lo circonda: ora la torbida palude di Brivio in continua metamorfosi, ora i campi profumati di lavanda della Provenza, ora le verdi praterie della Scozia. A scegliere il soggetto è il suo occhio, attento, preparato e capace di afferrare la bellezza e l’imperfezione del reale.
Come i pittori impressionisti Massironi dipinge en plein air, direttamente in loco all’aria aperta, dove i colori continuano a mutare e i corpi assumono di volta in volta nuova forma. È un lavoro di getto, estenuante e rapido, che, come ribadisce il maestro, si basa su concetti imprescindibili quali la prospettiva e il disegno unito alla tecnica cromatica. Diventa in tal modo basilare il binomio soggetto-colore, dove quest’ultimo si scinde nella sua doppia forma di medium pittorico e di elemento integrante dell’opera. Il colore, denso e compatto, si fa materia che disgrega l’organicità del reale e si scompone in mille filamenti, svelando una pittura incentrata sul gesto e sul movimento, tracciato sulla tela. Impronta, che indelebile fissa un istante, colto in tutta la sua molteplicità di fattori luminosi, volumetrici e primordiali.
Massironi in questa analisi delle profondità della natura si accosta all’arte e al pensiero di Ennio Morlotti, pittore lecchese del 1900, che realizzò opere «di emozioni profonde ed ancestrali», «dove il colore marrone è il gesto, è espressione del 1600 lombardo».
L’artista di Brivio mette a nudo la sua devozione e la sua cura per il colore, che viene depositato sulla tela (non solo con il pennello) come un atto liberatorio, disciplinato e pulito, che guarda tanto a Vincent Van Gogh, a Jean-Francois Millet, quanto a Giovanni Boldini e a Filippo De Pisis, per l’espressione violenta dei colori e la gestualità della tecnica pittorica.
Nelle sue opere Massironi riesce a descrivere la realtà che lui stesso ha osservato e conosciuto, rivelandovi come al suo interno sia presente una bellezza unica, da scoprire ed esplorare, non mancando di aggiungervi una nota di dignità educata ed ossequiosa, e un lirismo concettuale.